Welfare

se venezia è una cloaca, l’egitto cos’è? alla frutta

La voce di alce nero

di Gino Girolomoni

G uido Ceronetti ha definito Venezia un?immensa cloaca: se vedesse il Nilo cosa direbbe? E se lo avessi portato a vedere le piramidi e la Sfinge? Non so cosa avrebbe potuto dire l?oracolo di Cetona di El Giza, ma so come sono rimasto io: avrei voluto vederle quando le ha viste Lord Carnarvon, all?inizio secolo scorso, prima che un malvagio incantesimo riempisse un luogo straordinario di plastica e rifiuti. E poi questa brava gente egiziana non riesce assolutamente a farsi gli affari suoi e t?importuna in due al minuto, tanto da non lasciarti leggere, riflettere, prendere appunti, cercare in posti magici il senso della storia umana nel corso dei secoli. Insomma anche per me, come per Abramo, che dovette mentire su Sara per salvare la pelle, l?Egitto è stata un?esperienza di sofferenza: un tremendo mal di denti per tre giorni e, nel celebre caffè Naghib Mahfouz a Khan El Kalili, m?è sparita l?agenda con 200 numeri di telefono, 200 euro e le carte di credito. In compenso, i sapori dei ricchi frutti egiziani sono eccellenti e spero che gli agricoltori locali non si lascino convincere a seminare le nostre varietà iperproduttive e senza profumi. Nella vita bisogna scegliere tra la botte piena e la moglie ubriaca, invece noi siamo diventati maestri in mogli assetate e rubinetti vuoti. Gino Girolomoni

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